I prezzi, i temporali e i gossip sotto l’ombrellone

Puntuale come i temporali estivi o come i gossip sotto l’ombrellone, è arrivata la polemica su alcuni prezzi eccessivi praticati da pubblici esercizi in località turistiche, con tanto di foto di scontrino e indignazione popolare. Purtroppo questi interventi – e con rammarico dobbiamo dire che spesso sono amplificati dalla stampa – rischiano di “fare di un’erba un fascio” e di bollare come criminali gli esercenti dei pubblici esercizi.

Inoltre – con tutto rispetto per gli ignari consumatori che si sono sentiti “derubati” – mentre in passato la pubblica opinione avrebbe forse “canzonato ironicamente” costoro, oggi  vi è l’abitudine di pretendere giustizia non solo quando un altro ci fa un torto, ma anche quando siamo noi a commettere un errore (con la propria libertà di scelta).
Certo, se l’esercente avesse applicato al cliente – perchè straniero e non conoscitore della lingua o semplicemente distratto – un prezzo diverso da quello esposto, avrebbe commesso una grave infrazione da sanzionare. Ma non è questo il caso.

E noi di Fipe siamo stati piacevolmente sorpresi di scoprire che una volta tanto qualcuno – che non fa parte di una federazione di categoria – la pensi come noi, e che dica cose un pò fuori dal coro.

Il giornalista economista Nicola Porro, commenta ciò che è accaduto con un altro punto di vista e dalle pagine del suo blog Zuppa di Porro evidenzia come ci sia in atto anche un “meccanismo di deresponsabilizzazione” di fronte al quale tutto il resto del mondo è colpevole, tranne quello che commette l’errore.

Sotto ve ne propiano la lettura, perchè offre davvero un interessante spunto, non solo economico ma anche sociale, da cui si potrebbe far partire un dibattito.

Prima è arrivato lo scontrino da 100 euro del caffè Lavena, in piazza San Marco a Venezia. Poi l’acqua minerale alla Zagara di Positano. E ieri la ricevuta da 120 euro per quattro succhi di frutta al Phi beach in Sardegna.

Tutti a stracciarsi le vesti per il costo esorbitante della consumazione. È un pieno di indignati su Twitter e su Facebook, i due popolari confessionali elettronici, e poi giù articoli moralistici sui giornaloni. Un caffè non può costare dieci euro, e un succo venti. E così andando. Fino a qualche lustro fa avevamo l’equo canone. Perché non stabilire per legge l’equo drink o il caffè solidale?

Sulla vicenda ci si potrebbe scherzare su. Ma è più seria e riguarda la nostra ignoranza sul funzionamento dei mercati: qualcuno forse pensa che i prezzi (come un tempo i salari) debbano essere una variabile indipendente. Non vogliamo fare troppa filosofia, ma abbiate la pazienza di seguire ancora per un po’ il ragionamento.
Tutti e tre gli scontrini di cui parliamo hanno caratteristiche simili. Sono battuti da locali piuttosto rinomati. E i prezzi considerati ex post scandalosi erano esposti.

Entrano così in gioco i due principi fondamentali di una società libera.

1. Il prezzo è un’informazione, oltre che l’incrocio tra la domanda (di acqua o caffè) e l’offerta.
Quando l’informazione ci dice che un caffè costa dieci euro, mentre il suo prezzo cosiddetto normale sarebbe di un euro, ci dice che per particolari motivi vi è un effetto rarità. O troppe persone lo vogliono acquistare o pochi commercianti sono in grado di somministrarlo. Il prezzo è lo strumento migliore fino a oggi inventato per raccontare sinteticamente cosa stia succedendo su un mercato. L’alternativa è che «qualcun altro» fissi il prezzo. Ma a quel punto ne discende che tutti i fattori di produzione, come ad esempio la locazione del bar, il tipo di prodotti venduti, la remunerazione dei camerieri debbono essere stabiliti da questo «qualcun altro».Ecco perché è fondamentale che un mercato sia competitivo: soltanto l’esistenza di altri luoghi in cui è possibile comprare il caffè o sedersi a un tavolino è garanzia di buon funzionamento del mercato.
Ma direte voi, se tutti i bar di piazza san Marco (visto che il luogo è quello) si mettono insieme per tirare su i prezzi, il nostro ragionamento non vale più un acca. Si forma un cartello. Ecco perché diventa fondamentale il secondo aspetto del nostro ragionamento.

2. I maggiorenni che hanno comprato caffè a Venezia, acqua a Positano e succhi di frutta in Sardegna possono votare, stipulare un contratto, fare un figlio, abortire, divorziare, aprire un’impresa,assumere personale e comprarsi anche una pistola. Ma per quale ragione non siano in grado di stabilirela loro migliore convenienza su come spendere i loro quattrini qualcuno ce lo deve spiegare. Insomma non si vede per quale motivo economico e sociale si debbano tutelare questi signori dal loro errore (se tale si giudica) posto che hanno a disposizione, in tutti e tre i casi, milioni di comportamenti alternativi e più economici da tenere (la concorrenza esisteva eccome): tipo prendere il caffè al banco, portarsi l’acqua da fuori,scegliere un’altra località per il proprio svago e via discorrendo.

Il punto fondamentale è che ci stiamo abituando a rivendicare una molteplicità dei diritti (anche il caffè a prezzo calmierato) senza neanche supporre che prima c’è un dovere  dell’informazione e pretendiamo poi di essere deresponsabilizzati nelle nostre scelte.
L’abbiamo buttata giù un po’ dura,per soli tre scontrini, ma temiamo che sia il termometro di una società che chiede, forse inconsapevolmente, di essere sempre meno libera. O più banalmente pretende che lo Stato sani i suoi errori.

Dal blog Zuppa di Porro di Nicola Porro

Nicola Porro è un giornalista economista. Scrive per  il quotidiano “Il Giornale” ed è  presentatore di “Virus, il contagio delle idee” un programma di approfondimento su Rai2 che va in onda il mercoledì sera alle 21.10.

About Sara Montalti
Laureata in Relazioni Pubbliche, lavoro nel settore dell'Assistenza Sindacale e Progettuale in Confcommercio Imprese per l'Italia dal 2005 e sono segretaria della Fipe del Comprensorio Cesenate. Il lavoro di segreteria sindacale implica l’immedesimarsi totalmente nelle problematiche relative al settore e cercare insieme al presidente di categoria, in concertazione con i dirigenti dell’associazione e degli associati, di risolvere o sviluppare interventi a sostegno delle loro situazioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *