Consumi alimentari: quando le statistiche raccontano un’altra storia

E’ di questi giorni la notizia secondo cui saremmo in presenza di un aumento di consumi alimentari tra le mura domestiche per il soddisfacimento dei propri bisogni. Si racconta di pranzi a casa con i parenti per rinsaldare i legami familiari e di cene con gli amici al posto di quelle in ristoranti e pizzerie.

Su questa fenomenologia viene costruito un modello di consumo che vede la riscoperta della passione per i fornelli per mezzo dell’aumento del tempo dedicato quotidianamente alla cucina e una più alta propensione a preparare in casa alcuni alimenti a cominciare da pane, yogurt e, persino, gelato.

Tutto ciò accade mentre le statistiche ci raccontano un’altra storia. Quella di un consumatore che adotta strategie di resistenza erodendo i risparmi ma, alla fine, è costretto a consumare meno perché il potere d’acquisto continua a scendere, e che ridefinisce le gerarchie dei consumi in funzione di mutate priorità.

La vera novità di questi anni di crisi è che neppure i consumi alimentari escono indenni dal profondo rimescolamento dei modelli di consumo.

Tra il 2007 ed il 2012 la spesa delle famiglie per consumi alimentari è passata da 129,5 a 117 miliardi di euro con una caduta reale pari a circa nove miliardi di euro. La contrazione ha interessato tutte le categorie merceologiche, seppure con diversa intensità.

Nel periodo 2007-2011 i decrementi più robusti hanno riguardato due voci:

pane e cereali con -2,2 miliardi di euro;

latte, formaggi e uova con -1,3 miliardi di euro;

ossia proprio le categorie a cui appartengono quei prodotti che, invece, vengono dati in aumento come farina, uova e latte (per lo yogurt) per la preparazione dei cibi in casa.

Per frutta e verdura, due pilastri del modello alimentare mediterraneo, sono stati spesi 1,2 miliardi di euro in meno rispetto al periodo antecedente l’inizio della crisi.

E fuori dalle mura domestiche cosa è successo? C’è stata davvero quella fuga da ristoranti e pizzerie che si tenta di accreditare con tanta enfasi?

Proviamo a vedere, anche in questo caso, qual è il consumatore che le statistiche ci indicano.

Tra il 2007 ed il 2012 la spesa fuori casa in bar, ristoranti e simili è passata da 62,7 a 62,2 miliardi di euro con una contrazione reale di 440 milioni di euro. La crisi, dunque, non ha risparmiato nemmeno il fuori casa ma, a ben vedere, l’impatto è stato assai più contenuto. In termini di tasso medio annuo i consumi alimentari domestici registrano una caduta del 2 per cento, quelli extradomestici dello 0,1 per cento.

Queste diverse velocità fanno sì che il peso dei consumi alimentari fuori casa aumenti passando dal 32,6% del 2007 al 34,7% del 2012.
Un risultato raggiunto più per demerito dei consumi domestici che per merito di quelli extradomestici ma, in ogni caso, sufficiente a dirci che la storia è profondamente diversa da quella che viene raccontata.

Fonte: elaborazione C.S. Fipe su dati Istat

About Sara Montalti
Laureata in Relazioni Pubbliche, lavoro nel settore dell'Assistenza Sindacale e Progettuale in Confcommercio Imprese per l'Italia dal 2005 e sono segretaria della Fipe del Comprensorio Cesenate. Il lavoro di segreteria sindacale implica l’immedesimarsi totalmente nelle problematiche relative al settore e cercare insieme al presidente di categoria, in concertazione con i dirigenti dell’associazione e degli associati, di risolvere o sviluppare interventi a sostegno delle loro situazioni.

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