Dpcm, ristoratori cesenati in piazza a Bologna

“Vestiti di di nero a lutto, seduti a terra come a terra ci ha buttato il Dpcm del Governo, con tovaglie imbandite sul selciato con cartelli che segnalano la categorie di provenienza, ristorante, bar, osteria, birreria e la richiesta di poter tornare a beneficiare del diritto di lavorare senza limiti e tagli. Ecco la nostra manifestazione di questa mattina a Bologna in piazza maggiore”.

Lo dicono Angelo Malossi e Vincenzo Lucchi, presidenti Fipe cesenate che hanno guidato una rappresentanza di 22 titolari di pubblici esercizi cesenati che con la coordinatrice Fipe Confcommercio cesenate Sara Montalti hanno partecipato al sit in contro il provvedimento del governo che ha anticipato alle 18 la chiusura delle attività. L’iniziativa si è svolta in molte piazze italiane fra cui piazza Maggiore a Bologna.

“In tutt’Italia a scendere in piazza siamo stati diecimila – proseguono Malossi e Lucchi – è stata una protesta pacifica in cui abbiamo detto al governo di fare presto, altrimenti è la fine. La nostra manifestazione è stata lontana dalle scene di guerriglia che abbiamo visto in queste ore nelle città di tutta Italia, la protesta che si fatta sentire con civiltà e rispetto delle regole, e anche per questo con una voce ancora più forte e chiara. La chiusura anticipata di bar e ristoranti e le misure restrittive nei confronti di imprese di catering, banqueting e intrattenimento, rischia di essere il colpo di grazia ad un settore sull’orlo del baratro fallimentare. Abbiamo simbolicamente apparecchiato per terra, disponendo oltre coperti rovesciati a ricordare alla politica lo stato di emergenza nel quale versa il settore della ristorazione con posti di lavoro a rischio, 50.000 aziende che potrebbero chiudere entro fine 2020 e 2,7 miliardi di euro bruciati solo per effetto dell’ultimo decreto, e 41 miliardi di perdite complessive nell’anno del Covid, quasi la metà del giro d’affari 2019. Protesta del tutto apolitica, e nel pieno rispetto delle regole a dimostrazione del grande senso di responsabilità che ha sempre caratterizzato gli imprenditori del settore. Noi siamo gente che chiede solo di poter lavorare” rispettando regole e protocollo come dalla ripresa dopo il lockdown abbiamo fatto.

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