Cibo d’asporto a domicilio, no a regole diverse per gli agriturismi

“Inaccettabile permettere agli agriturismi di vendere cibo da asporto e anche a domicilio”. Lo rimarca Fipe Confcommercio cesenate, attraverso i suoi presidenti Vincenzo Lucchi (ristoratori) e Angelo Malossi (baristi).

“Va in discussione in Commissione Politiche economiche della Regione Emilia-Romagna il progetto di legge d’iniziativa della Giunta “Interventi urgenti per il settore agricolo ed agroalimentare” che se approvato senza modifiche permetterebbe agli agriturismi la possibilità di vendere cibo da asporto e anche a domicilio. Questo progetto di legge, se approvato – sancirebbe l’ennesima iniquità verso il settore dei pubblici esercizi, che già da tempo denuncia pratiche scorrette da parte dell’agriturismo, che opera nel medesimo mercato con regimi fiscali, urbanistici, igienico-sanitari e contrattualistici completamente differenti”.

“Stesso mercato, stesse regole – rimarcano i presidenti Fipe Confcommercio cesenati Malossi e Lucchi – Lo diciamo da tempo e lo ribadiamo con forza anche in questo caso soprattutto in questa fase ancora emergenziale a causa del covid-19 in cui, nonostante la riapertura, il settore dei pubblici esercizi sta soffrendo cali di fatturato fino al 70% e che, in parte, riesce a salvarsi con asporto e delivery. L’inserimento di questa ulteriore possibilità per l’agriturismo, che parte già avvantaggiato da regole diverse sul medesimo mercato, significherebbe affossare le già flebili speranze di sopravvivenza del settore dei pubblici esercizi. Un’istanza assolutamente irricevibile”.

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