Buoni pasto, sistema distorto. L’azione di Fipe

Negli ultimi anni il sistema dei buoni pasto è entrato prepotentemente al centro dell’attenzione della Fipe Confcommercio.Questo da quando il settore pubblico ha erogato i servizi sostitutivi di mensa ai propri dipendenti facendo gare al ribasso i cui sconti, inevitabilmente, hanno contagiato anche la committenza privata. Le modalità di aggiudicazione della gara hanno creato dei meccanismi che sono diventati ver e e proprie distorsioni del sistema, distorsioni che sono state raccontante in un recente focus pubblicato su Il Giornale.

LA CRISI DEI BUONI PASTO

La crisi dei buoni pasto non si può più ignorare: agli occhi dei pubblici esercizi i ticket da 5,29 euro hanno sempre meno valore effettivo e sono sempre più frequenti i bar e i ristoranti che non accettano più i buoni. Il motivo? Gli emettitori dei buoni pasto hanno la colpa di aver seguito la rincorsa al ribasso e gli esercenti di non essere riusciti a coalizzarsi per rifiutare di riconoscere commissioni sempre crescenti.

IL CORTOCIRCUITO

A far cortocircuito in questo delicato equilibrio è l’effetto domino provocato dalle gare d’appalto. Per aggiudicarsi i bandi, le società che emettono i buoni sono disposti a fare sconti così alti (anche fino al 20%) che diventano difficili da sostenere. A quel punto, per non andare in perdita, le società vincitrici si rivalgono sui pubblici esercizi, richiedendo il pagamento di micro-commissioni su ogni buono pasto riscosso e applicando trattenute quasi impercettibili per ogni strisciata di ticket elettronico. In questo meccanismo, l’unica a guadagnare è la Consip, la centrale d’acquisto della pubblica amministrazione che, approfittando degli sconti, risparmia 350 milioni di euro all’anno. A rimanere con il cerino in mano sono invece proprio i ristoratori, sempre più spesso costretti a non accettare i buoni pasto, rinunciando però così anche ad una fetta di clientela fissa. “Non è giusto risparmiare sulle spalle degli esercenti privati”, commenta sulle colonne de Il Giornale il direttore generale della Fipe Roberto Calugi.
Le società erogatrici di ticket, seppur tutte all’attivo, non tollerano più questo sistema: “Non c’è futuro se si si scaricano le difficoltà sugli esercenti. Speriamo che nella prossima gara la Consip metta sul piatto 1 milione di euro”, ha detto Emanuele Massagli, presidente di Anseb, associazione delle società che emettono i buoni.

buoni pasto

LE SOLUZIONI

Per far fronte al problema, proprio la Fipe ha ideato l’iniziativa “SOS buoni pasto”, uno sportello dove la Federazione italiana pubblici esercizi si mette a disposizione degli esercenti per segnalare in modo tempestivo alle società emettitrici di buoni pasto le criticità dei servizi. “Lo scopo è raccogliere e documentare le segnalazioni sulle problematiche legate alla gestione del buono pasto: così potremo agevolare risposte e interventi più rapidi”, spiega il vicepresidente Aldo Maria Cursano.
La prossima gara pubblica potrebbe però rappresentare una svolta, grazie al nuovo decreto del ministero dello Sviluppo economico, che fissa un tetto massimo del 3% allo sconto che le società erogatrici potranno concedere all’amministrazione pubblica.
Il decreto concede alcuni benefici anche ai dipendenti, che ora potranno usufruire dei buoni pasto anche al di fuori della giornata lavorative e utilizzarne fino a 8 contemporaneamente.
Piccoli, ma importanti passi per chi, nella catena di montaggio del buono pasto rischiava di rimanere schiacciato.

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